Il frate francescano e matematico Luca Pacioli (Borgo San Sepolcro 1445 ca – Venezia 1514 o 1517) è celebre soprattutto per il suo trattato intitolato De divina proportione, di cui restano oggi due sole copie manoscritte: una conservata nella Bibliothèque Publique et Universitaire di Ginevra e la copia della Biblioteca Ambrosiana, ritenuta la migliore.
Il manoscritto dell’Ambrosiana è un codice in pergamena, in elegante scrittura umanistica, di 130 fogli, e reca la data del 14 dicembre 1498. Venne donato all’Ambrosiana nel 1637 dal marchese Galeazzo Arconati, insieme ad altri manoscritti di Leonardo, tra cui il celeberrimo Codice Atlantico.
Come dice il titolo, l’argomento centrale del trattato è lo studio della sezione aurea, per la quale un segmento (a-b) può essere diviso in due parti diseguali (a-e e c-b) in modo tale che il segmento intero stia alla parte maggiore come questa sta alla parte minore (a-b: a-c = a-c: c-b).
Già i matematici dell’antichità classica e i filosofi greci erano rimasti affascinati da questa curiosa proporzione, che sembrava riflettere in sé la perfezione e l’armonia divina. Di qui l’uso dell’aggettivo “divina” per indicare la “proporzione” che regola questo singolare rapporto.
E fu proprio Leonardo da Vinci, che alla fine del Quattrocento si incontrò a Milano con Luca Pacioli alla corte di Ludovico il Moro, a lasciarci la prova visibile di come l’applicazione della sezione aurea alla geometria solida potesse diventare occasione per creare una splendida opera d’arte. Infatti il frate matematico commissionò direttamente al grande maestro fiorentino una serie di tavole con i disegni acquerellati di sessanta solidi costruiti a partire dalla sezione aurea: grazie al gioco della prospettiva e dei colori, ne derivò un’affascinante serie di figure geometriche tutte accomunate dall’idea della perfezione.
Ogni disegno è una vera e propria tavola acquerellata. Il solido risulta appeso, secondo le regole fisiche del baricentro, a un cartiglio che ci dà la titolazione identificativa in lingua latina ciel solido stesso (cioè di quale solido si tratta e le sue caratteristiche). Sotto il disegno acquerellato del solido in questione, un’iscrizione riporta la titolazione nell’antica lingua greca, la lingua dei primi matematici e dei grandi filosofi. Si parte dalla sfera per arrivare fino allo stupefacente poliedro a settantadue basi, passando per tutte le variazioni possibili e immaginabili.
L’effetto finale e complessivo è quello cli una vera e propria ‘galleria’ di immagini, quasi irreali nella loro perfezione.