Esattamente duecentosessanta anni fa, nel 1764, il noto giurista milanese Cesare Beccaria (1738-1794) terminava di scrivere il suo capolavoro, il trattato Dei delitti e delle pene, e lo dava alle stampe nel medesimo anno. Nella mostra Il trattato Dei Delitti e delle pene di Cesare Beccaria, da Milano all’Europa al Mondo verranno esposti il manoscritto originale dell’opera, l’editio princeps italiana, e tutte le altre prime edizioni che si susseguirono nelle varie lingue europee, comprese due pubblicazioni recenti extraeuropee, a testimonianza di una diffusione che da Milano si propagò in tutta Europa e nel mondo intero.
LA BIBLIOTECA DI BECCARIA E L’AMBROSIANA
Alla morte di Beccaria la sua biblioteca, comprendente i suoi manoscritti, le opere a stampa e vari cimeli personali, passò al figlio Giulio Beccaria, che a sua volta la lasciò in eredità alla moglie Antonietta Curioni de’Civati. Donna Antonietta, significativamente, nel proprio testamento olografo del 29 marzo 1866, si augurava che le figlie si impegnassero a collocare questo prezioso patrimonio culturale «in qualche pubblico istituto a perpetua memoria dell’illustre filosofo, come per esempio nella Biblioteca Ambrosiana, già ricca di monumenti e di altre illustrazioni patrie». Questo auspicio non si realizzò subito, perché la biblioteca di Cesare Beccaria giunse a un suo genero, il commendatore milanese Angelo Villa Pernice, noto bibliofilo, oltre che economista, amministratore pubblico e politico.
Quando, nel 1910, dopo la morte del marito, la moglie donna Rachele Villa Pernice, donò tutto il patrimonio librario di famiglia alla Biblioteca Ambrosiana, vi giunse anche il fondo di manoscritti e di stampati appartenuto a Cesare Beccaria: si compiva così quanto aveva auspicato con preveggenza la marchesa Antonietta Curioni de’ Civati. Questa generosa donazione, di alto mecenatismo culturale, fu facilitata dai fratelli Nogara (in particolare Giuseppe, Bernardino e Bartolomeo), parenti di Rachele Villa Pernice, che fecero da mediatori con monsignor Achille Ratti, allora Prefetto della Biblioteca Ambrosiana.